03 febbraio 2006

Meditazione, Attenzione e fisiologia del cervello

E’ oggi convinzione di molti scienziati della mente che le pratiche millenarie di meditazione e di concentrazione elaborate dalle sapienze orientali possano incidere realmente sulla fisiologia del cervello umano e sul suo funzionamento in diversi stati di coscienza, permettendo di esplorarne inedite potenzialità. Si apre così un campo di ricerca di grande fascino e suggestione per la comprensione di pratiche per molto tempo accantonate. In questa grande riscoperta delle potenzialità del cervello si inseriscono anche gli studi sull’ipnosi.

Richard Davidson, dell’Università del Wisconsin ha studiato i monaci tibetani, che trascorrono diverse ore in meditazione ogni giorno. I monaci tibetani onorano l’autocontrollo della mente e raccontano di provare meno collera, paura o dolore di chi non pratica la meditazione e di sostituire i sentimenti negativi con una sorta di partecipazione compassionevole. Persino in situazioni in cui una persona qualunque avrebbe paura di morire, i monaci tibetani possono mostrare un autocontrollo notevole.
Davidson ha tracciato l’elettroencefalogramma di otto monaci con una lunga pratica di meditazione alle spalle (10000-50000 ore) mentre erano immersi nei loro esercizi e li ha confrontati con l’elettroencefalogramma di un gruppo di volontari inesperti ai quali era stata impartita una settimana di addestramento alla meditazione.
I risultati hanno mostrato che i monaci hanno incrementato le onde gamma del cervello (frequenze dai 25 ai 42 hertz, sono le onde che compaiono negli stati di maggiore attenzione) da due a tre volte rispetto al livello di riposo, cosa che i volontari inesperti non sono riusciti a fare (solo due hanno mostrato una leggera capacità di aumentare le onde gamma).
L’aumento delle onde gamma ottenuto dai monaci era più forte in due regioni dei lobi frontali del cervello coinvolte nel controllo delle emozioni. Secondo Davidson, inoltre, le onde gamma dei monaci erano tra le più intense che siano mai state descritte in letteratura scientifica in soggetti non patologici.
Questi risultati mostrano che l’allenamento mentale alla coordinazione dell’attenzione produce risultati oggettivi e misurabili.

Lutz A, Greischar LL, Rawlings NB, Ricard M, Davidson RJ. (2004) Long-term meditators self-induce high-amplitude gamma synchrony during mental practice. Proceedings of the National Academy of Sciences. 101:16369-73

0 commenti: