25 novembre 2005

Neurofisiologia del tatto

Secondo una ricerca dei fisiologi cellulari Ranulfo Romo e Victor de Lafuente dell'Università Nazionale Autonoma del Messico e dell'Howard Hughes Medical Institute, che sarà pubblicata sul numero di dicembre della rivista "Nature Neuroscience", percepire un semplice tocco può dipendere tanto dalla memoria, dall'attenzione e dalle aspettative quanto dallo stimolo stesso.

Nel caso del senso del tatto, uno stimolo sulla pelle innesca un impulso che viaggia dapprima fino a un'area chiamata corteccia somatosensoriale primaria (S1). Gli scienziati hanno osservato attività neuronale anche nella corteccia premotoria mediale (MPC), una regione del lobo frontale nota per essere coinvolta nelle scelte sulle informazioni sensoriali.

Lo studio è stato condotto sulle scimmie. L'attività, in questo caso, rifletteva le risposte soggettive delle scimmie alle vibrazioni: i neuroni di MPC si attivavano quando le scimmie ritenevano che ci fossero le vibrazioni (anche se non c'erano). I risultati suggeriscono dunque che le percezioni nascano non solo dalla corteccia sensoriale, ma anche dal lobo frontale.

I professionisti dell’ipnosi sanno che la memoria, l’attenzione e le aspettative contribuiscono alla formazione delle percezioni. Non a caso l’ipnosi è una delle più antiche e praticate metodiche per il controllo del dolore (analgesia e anestesia ipnotiche). Questi studi possono contribuire in modo significativo a spiegare il funzionamento dell’ipnosi da un punto di vista neuroscientifico.

08 novembre 2005

Ipnosi o collaborazione (compliance)?

La domanda che viene rivolta, in questo caso, è se l'ipnosi come fenomeno psicofisiologico esista o se non sia invece una semplice condiscendenza alle suggestioni dell'ipnotista.

Lynn & Sherman hanno affermato: "Di certo, se l'ipnosi non fosse altro che condiscendenza o finzione, non sarebbe di grande interesse a nessuno. Tuttavia, ciò che dell'ipnosi interessa alle teorie sociocognitive è precisamente l'alterazione soggettiva "creduta" che essa evoca". Nicholas Spanos, ricercatore di punta dell'aspetto socio-cognitivo, conclude: "i dati disponibili suggeriscono che la condiscendenza (compliance), di per sé, non spiega adeguatamente il comportamento ipnotico".

Medici e psicologi sanno che la collaborazione (compliance) è uno dei fattori del trattamento, con o senza ipnosi, e che le richieste rivolte al paziente devono essere valutate con cura. Ma oltre alla collaborazione, l'ipnosi genera una responsività speciale che merita una considerazione ulteriore.

Fonti:

  • Lynn, S.J., & Sherman, S.J. (2000). Clinical implications of sociocognitive models of hypnosis: Response set theory and Milton Erickson's strategic interventions. American Journal of Clinical Hypnosis, 42, 294-315. (Invited article, special issue on theories of hypnosis).
  • Spanos, N.P. (1991). A sociocognitive approach to hypnosis. In S.J. Lynn & J.W. Rhue (Eds.), Theories of hypnosis, (pp. 324-361). New York: Guilford.