L’ipnosi è la più longeva delle psicoterapie ed una delle più antiche e praticate metodiche per il controllo del dolore.
Dopo aver incarnato, con Mesmer, la nascita della moderna psichiatria nel XVIII secolo, guadagnato il rispetto ed il prestigio accademico con Charcot, conosciuto una incredibile fortuna clinica con Bernheim e Liebault e contribuito alla nascita della psicoanalisi con Freud nel XIX secolo, agli albori del XX secolo l’ipnosi sembrava aver concluso la sua spinta propulsiva.
Intorno agli anni 50, invece, negli Stati Uniti, si ha una rinascita dell’ipnosi – rinascita che non ha uguali nella storia della medicina - con Clark Hull, Ernest Hilgard, Martin Orne e, sopra tutti, Milton H. Erickson, la cui innovazione può essere considerata di diritto come uno dei più significativi progressi del XX secolo nel campo della psicoterapia in generale e di quella ipnotica in particolare.
Nonostante questa più che soddisfacente diffusione, l’ipnosi rimaneva tuttavia prigioniera di una sorta di malefico incantesimo. Da lato “mediatico”, l’ipnosi ha attirato folle di pensieri deboli e scaltri affabulatori; dal lato clinico, l’ipnosi era dibattuta fra detrattori pregiudiziali e spocchiosi e fautori troppo interessati e ipocritici. Sembrava impossibile rompere il cerchio e immaginare un futuro “normale” per l’ipnosi, alla stregua di tutte le altre discipline biomediche, che hanno meritato negli anni il rispetto della comunità scientifica internazionale.
Ma qualcosa è cambiato, e sta cambiando, negli ultimissimi anni. Con frequenza crescente, riviste scientifiche internazionali di indubbio prestigio (e.g. Science, Pain, Anesthesiology, American Journal of Psychiatry, Journal of Neuropsysiology, Proceedings of the National Academy of Sciences) hanno cominciato ad ospitare articoli riguardanti l’ipnosi, con particolare riferimento ad una delle sue applicazioni potenzialmente più interessanti: l’analgesia ipnotica.
Vedi:
Non soltanto l’ipnosi è diventata un argomento dignitoso, maturo e appetibile per la comunità scientifica internazionale, ma, per la prima volta, viene riconosciuta come “un potente, affidabile strumento fisiologico d’indagine sul sistema nervoso centrale e periferico”.
Fonte: De Benedittis G. (2003), Ipnosi. Rivista Italiana di ipnosi clinica e sperimentale, 1-2004, FrancoAngeli
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